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giovedì 7 luglio 2016

Il curioso caso di Benjamin ‘Energas’ Button


Benjamin Button è un personaggio letterario e cinematografico creato da Francis Scott Fitzgerald. Benjamin ha la particolarità di nascere novantenne e poi di ringiovanire man mano nel corso della vita mentre gli altri, come natura vuole, invecchiano. Energas si affaccia nel Golfo di Manfredonia nei lontani anni 1996/1998: si chiamava ancora Isosar, c’eraGaetano Prencipe sindaco, Manfredonia sperava di far decollare il porto industriale anche senza nastri d’oro e i pc funzionavano con i floppy disk. Il progetto del megadeposito era il medesimo, tecnicamente, di quello che ora si vuol far passare come il futuro lavorativo di tanti sipontini. Tuttavia Il progetto del megadeposito era un dinosauro nel concept già nel 1998, solo che gli studi internazionali prevedevano in Italia un ampio sviluppo nell’uso del gpl e il business di questa energia fossile sembrava molto appetibile. La prima autorizzazione ministeriale è un fax di una paginetta scritto con caratteri che ora sono scomparsi forse dalle librerie dei font tipografici: erano gli anni Novanta in fondo e c’erano a disposizione i miliardi di lire del Contratto D’Area. Serviva un luogo e dopo diverse ipotesi la soluzione venne dal Parco del Gargano che lo ritagliò dai suoi confini, riducendoli quel tanto basta per non dare dell’occhio agli ignari manfredoniani, ma non all’Europa, che infatti multò la Regione Puglia di circa 500.000 euro perché Santo Spiriticchio era stata già definita zona SIC e ZPS nell’ambito di Natura2000: importante per la flora e per fauna tipiche delle nostre zone.
E’ tutto passato: l’amministrazione Prencipe ha lasciato spazio al decennio di Campo e al primo mandato Riccardi (tutti figli del centrosinistra); la buona congiuntura economica del gpl è un grafico in rapida discesa; gli italiani non comprano molte auto a gpl anzi non comprano e basta; il porto industriale è bisognoso di un controllo e di una nuova protezione catodica (il gpl è molto “sensibile” alla energia statica, dicono i Vigili del Fuoco).
Sono rimaste due cose di quei tempi ormai remoti: dei permessi datati Isosar (con i quali Energas ha fatto leva nei ministeri e in regione Puglia e cercò di zittire l’intero consiglio comunale monotematico del 17 settembre 2015) e l’infrazione europea: secondo l’assessorato alla Pianificazione Territoriale della Regione Puglia istallare il megadeposito potrebbe aprire un nuovo procedimento disciplinare europeo perchè interferirebbe “con quanto attuato per risolvere la condanna inflitta allo Stato italiano dalla Corte di Giustizia Europea con Sentenza della Corte 20 settembre 2007”. La sanzione non è un condono di fatto. Non si può cioè essere condannati e continuare a fare quello che si era progettato. E’ uno stop categorico.
Il megadeposito sembra diventare sempre più “giovane” come progetto e “moderno” anche se ha quasi vent’anni. In termini di tecnologia e progettazione è come se oggi progettassimo le strade per carrozze e cavalli anziché per le automobili. Perché allora il lifting sta funzionando? La risposta è nelle parole di Karl Popper o di Karol Wojtyla sulla responsabilità sociale dei mezzi di comunicazione di massa, dal momento che spesso e volentieri la comunicazione delle informazioni da parte dei media (e aggiungiamo delle istituzioni) non è NEUTRALE. Quando occorre creare opinione e fidelizzare chi sta dall’altra parte purtroppo si sorvola sugli aspetti etici costitutivi del medium medesimo. L’informazione da parte di alcune istituzioni territoriali e di alcuni giornali a grande diffusione sul megadeposito sono a oggi ANCORA carenti e fuorvianti. Eppure un intero consiglio comunale è stato “vessato” legalmente affinché non discutesse la questione. Quale valore ha l’informazione senza par condicio? Intere colonne con il miraggio di un nuovo sviluppo economico senza contraddittorio. Inoltre ancor oggi molti rappresentanti delle istituzioni non si sono espressi anche se chiamati in causa personalmente. Diversi non avrebbero firmato la petizione ostativa Seveso III che da un anno è stata promossa da diverse realtà associative oltre che da alcune forze politiche.
Senza la trasparenza e la responsabilità sociale di chi dovrebbe informare e tutelare Manfredonia come si fa allora a dichiarare che il referendum sull’ Isosar/Energas-Q8 è un maturo frutto democratico? Il referendum è un mezzo potentissimo per scegliere e sarebbe anche vincolante stando alle normative Seveso II e Seveso III. Ma si può scegliere fra alternative che sono differenti ma ugualmente vantaggiose. Ancor oggi il vantaggio di installare un megadeposito, forse il più grande d’Europa, in una zona sismica e a rischio idrogeologico, con una base NATO vicinissima…sfugge. A parte dei dolci natalizi e la promessa velata di una Longobardia in serie A ai CITTADINI DI MANFREDONIA sfugge il vero motivo per cui questo deposito s’avrebbe da fare. Non può esserci un referendum se la scelta è fra lo diventare una bandierina sullo scacchiere internazionale della multinazionale del petrolio Q8 (con tutti i rischi che il gpl porta) oppure difendere il diritto alla salute e allo sviluppo sostenibile che una mala politica ha fin ora NEGATO al Gargano.
E’ molto facile far sembrare oro una proposta vecchia di vent’anni e che già nacque vecchia per i tempi quando non si è mai pensato a sviluppare il territorio. Energas sarebbe la quinta stella nera industriale dopo Anic, Porto Alti Fondali, Contratto D’Area e Manfredonia Vetro. A noi attivisti di Manfredonia in Movimento le stelle piacciono lucenti come il sole, non picee e obscure come la notte in cui tutte le vacche possono sembrare buone.

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